Le Scuole Capofila della Rete Scuole Dada – Didattiche per Ambiente di Apprendimento - intendono condividere degli spunti di riflessione organizzativa, delle indicazioni di massima con cui poter proseguire e rilanciare lo spirito e i principi del manifesto del Modello DADA, qualsiasi siano i vincoli che ci troveremo ad affrontare alla ripresa delle attività didattiche in presenza. A questi possibili meta-modelli organizzativo-didattici, ciascuna scuola potrà ispirarsi liberamente, adattando come sempre il tutto alla cifra identitaria della propria comunità educante.
Le indicazioni proposte riguardano esclusivamente ("solo e soltanto“) le specificità, le “differenze specifiche” delle scuole Modello DADA, che andranno inquadrate nell'ambito delle prescrizioni Nazionali, non potendo su queste intervenire, e a prescindere dalle soluzioni operative che ogni scuola adotterà (“genere prossimo”) per la ripresa post pandemica.
Le Scuole DADA si caratterizzano, come dice il nome stesso, per una didattica che può essere realizzata in qualsiasi luogo, in cui si deve vedere e considerare tutto il mondo ambiente di apprendimento, non soltanto l’aula scolastica.
Ecco alcuni spunti organizzativi, proposti come stimolo ideale da adattare a ciascun contesto. Tali possibilità organizzative non solo conservano in pieno i principi del Manifesto delle Scuole Dada, ma ne rilanciano la visione didattico-pedagogica ad essi sottesa.
Modello 1 – Il gruppo classe rimane immobile per una settimana nella stessa aula che viene condivisa da uno o due docenti promotori di discipline affini, della stessa area o dipartimento, in quella settimana.
Nel giorno o 2 giorni di pausa di chiusura settimanale, si effettua la sanificazione degli ambienti e la settimana successiva le stesse aule – allestite come ambienti di apprendimento di quelle aree disciplinari - verranno utilizzate da altre classi. Lo spostamento degli alunni avviene su base settimanale da un ambiente di apprendimento all'altro. Il docente trasforma le modalità didattiche avendo a disposizione tempi distesi in cui poter alternare differenti stili e pratiche di insegnamento, garantendo una variabilità e riattivazione dell’attenzione, non più strumentalmente determinata dalle pause didattiche. Necessiteranno, certamente, una profonda condivisione collegiale e un attento lavoro di ri-progettazione del modo di organizzare la lezione, ma certo questa potrà essere una occasione per testare, anche solo per un periodo di tempo predefinito, modalità differenti di ‘fare scuola’ a prescindere da qualsiasi vincolo o tempistica di programmazione.
Modello 2 – Il gruppo classe rimane nella stessa aula, che viene condivisa da docenti che afferiscono ad un’area di progetto programmata in sede interdipartimentale e all’interno dei Consigli di Classe.
Queste attività potrebbero svolgersi anche nel corso di più settimane (periodo necessario per svolgere l'area di progetto) durante le quali la classe e i docenti saranno gli stessi ad occupare la medesima aula.
Nell’area di progetto ciascun docente apporterà il contributo su un argomento concordato e funzionale all’area, ma con l’auspicio e la possibilità che l'argomento possa intercettare le passioni del docente. Questa potrebbe essere la molla per supportare la necessità di promuovere al contempo una modalità didattica differente e originale e più distesi modi e tempi di insegnamento-apprendimento.
Come estensione più articolata da realizzare si potrebbe pensare di affidare a ciascun docente una o due aree argomentative o parti disciplinari dell’area di progetto che possano svolgere per tutte le classi della scuola.
Per entrambi i modelli è evidente e si rende necessario un profondo ripensamento della impostazione dei processi di insegnamento e apprendimento, derivante dal permanere per molte ore consecutive e contingue dello stesso docente con la stessa classe.
Questa sarà un’occasione per sperimentare all’interno di un orario più disteso una "didattica per occasioni di profondità", in cui utilizzare un più ampio spettro di strumenti/modalità didattiche non trasmissive, più operative, quindi, laboratoriali, teatrali, dialogiche, rovesciate e… tanto altro ancora. Ciò dovrebbe favorire una diversa e nuova modalità di fare scuola che possa, anziché annoiare gli studenti, dare occasioni per apprendere in modo differente grazie anche ai tempi distesi e alla condivisione di minori preoccupazioni per programmazioni da svolgere con intento censuario. La riattivazione cognitiva ed emotiva garantita dal movimento delle classi nel cambio dell’ora, dovrà in tal modo essere gestita dal docente (apprendimento intervallato ?) anche attraverso attività il più possibili “ludiformi” (non ludiche).
Resta inteso che qualsiasi sia la modalità con cui gli studenti riprenderanno l’attività scolastica a settembre due saranno i capisaldi metodologici trasversalmente utilizzabili:
- La flip education, non certo solo per consentire la semplice trasmissione in diretta di quanto avviene in classe, ma per attivare, da remoto, in momenti temporali circoscritti modalità di lavoro autonome degli studenti.
Il mondo come ambiente di apprendimento:
- Il mio spazio didattico è il mondo, il mio tempo didattico è quello necessario all’apprendimento argomento disciplinare.
Sarà l’occasione per praticare una didattica per occasioni di profondità che oltre ai contenuti veicoli le competenze trasversali, metodologiche, euristiche ed epistemologiche di ciascuna disciplina.
La “didattica abilitante “ ( Cfr. O. Fattorini)